Torre di Albidona

Albidona (CS)

Avamposto per l'avvistamento tempestivo delle flotte saracene per prevenirne le incursioni, oggi contiene una splendida biblioteca.

Nell’agro di Albidona, non distante dalla costa, si erge una torre di pietra situata su una collina, un tempo utilizzata per avvistare le flotte nemiche e che la leggenda narra guardare al punto dove Leucotea, resa dea da Giunone dopo aver resistito ai corteggiamenti di Giove, riaffiora dalle acque creando un vortice. L’avamposto ha una forma mista, ad una base di forma a tronco di cono si alterna una porzione, quella che si sviluppa in altezza, a sezione circolare. Di epoca cinquecentesca, fu eretta su commissione di Pedro Alvarez de Toledo y Zuniga, che sino alla metà del secolo esercitò la carica di viceré del Regno di Napoli, al tempo di Carlo V. Il regnante spagnolo, dovendo fronteggiare gli attacchi dei Saraceni provenienti dal mare, scelse la posizione della torre in modo da garantirsi un affaccio ed un controllo sui golfi ionici di Corigliano e Taranto. All’interno, nonostante in origine gli ambienti fossero adibiti alla permanenza breve ed alla difesa attraverso piombatoie, è possibile vedere alcuni arredi predisposti dalla famiglia nobile Chidichimo, proprietaria della torre, che ne denotano una conversione abitativa, oltre ad una biblioteca che contiene un archivio storico, con una scala elicoidale che permette il collegamento tra i due piani.

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