Il monastero di Santa Maria degli Angeli e dei Riformati è un complesso formato dalla chiesa mariana e dal convento, risalente agli ultimi anni del XVI secolo e ubicato nel territorio di Avigliano. La notevole diffusione nella porzione basilisca del potentino – ed in generale, nel Meridione d’Italia – dell’Ordine francescano portò alla costruzione di vari monasteri ove i religiosi potessero stanziare e diffondere il Verbo.
Nonostante la preesistenza di una struttura conventuale dell’Ordine dei frati predicatori, già insediata dalla fine del 1200, venne autorizzata una seconda costruzione per i Frati minori riformati, che visse un periodo di splendore sino al 1866. Erano presenti, così, due delle famiglie francescane poi riunite nell’Ordine dei frati minori. Al tempo della soppressione degli ordini religiosi, terminata con la totale eversione degli stessi nella seconda metà del XIX secolo, il monastero fu riconvertito ed adibito a diversi scopi, sino a divenire edificio carcerario nel 1900.
Dismessi i panni di ambiente di reclusione al termine degli anni Sessanta del Novecento, all’incirca al termine del trentennio successivo il complesso venne fatto oggetto dei primi interventi di restauro ad oggi per buona parte conclusi. L’edificio si estende attorno al chiostro e comprende due piani di zona abitativa, la biblioteca, l’area giardino e la chiesa.
La chiesa di Santa Maria degli Angeli si caratterizza per la facciata seicentesca articolata in due ordini, superiore ed inferiore, su cui si aprono, relativamente, un’ampia finestra centrale e due laterali, ed un portone. Il portone d’ingresso, diversamente, è posto a lato ed è finemente bugnato, contenuto in un portale scolpito. Varcato quest’ultimo, si accede ad un ambiente in stile barocco, suddiviso nelle due navate, quella laterale destra e quella principale. Questa, centrale, si distingue per la volta a crociera ed è particolarmente decorata da stucchi. Le bellissime statue contribuiscono a rendere la visita della chiesa un momento di immersione nella storia e nell’arte, assieme alla pala d’altare settecentesca, realizzata da Filippo Ceppaluni e raffigurante San Pietro e San Pasquale.