Rosa da Viterbo fu una terziaria che visse una breve esistenza nella spiritualità francescana, nella religiosità che ne indicò la via. Affetta da malattia congenita, si spense attorno ai diciotto anni di vita e per via di alcuni eventi miracolosi tra cui la guarigione in giovane età (che inizialmente ne precluse l’ammissione tra le monache dell’Ordine di Santa Chiara) e la predizione della morte di Federico II, ebbe inizio il processo di canonizzazione. Nonostante questa non sia ancora stata finalizzata, i cittadini viterbesi l’hanno eletta patrono della città e la venerano a settembre, con un festeggiamento molto seguito. Oggi le sue spoglie mortali riposano nella chiesa che dalla traslazione del corpo ne porta il nome da santa, edificio che nel tempo si è evoluto sino ad assumere le odierne fattezze di architettura neoclassica e che all’interno custodisce una urna che lascia vedere la religiosa.
La Macchina di Santa Rosa è un elemento votivo, parte del Patrimonio orale e immateriale dell’umanità dell’UNESCO, che si porta a braccio e che ogni sera del terzo giorno di settembre viene condotta in processione da circa cento persone che hanno assunto il nome di facchini.
La tradizione popolare ricalca simbolicamente il trasferimento della santa e si svolge con una macchina ogni cinque anni rinnovata ed alta ventotto metri che transita per il borgo antico, facendo cinque fermate tipiche e che finisce la propria strada in esposizione innanzi al santuario.
Macchina di Santa Rosa
Viterbo (VT)Culto della santa viterbese che prevede il festeggiamento ed alla quale è stata dedicata una chiesa nel paese.
Macchina di Santa Rosa da Viterbo, Patrimonio dell'UNESCO
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