Condotto dai Chiostri del Monastero di Montecassino, nel punto più alto, il viaggiatore può fermarsi ad ammirare la coinvolgente veduta della Basilica di Santa Maria Assunta e San Benedetto, nella sua veste ricostruita e per parte scampata alle vicende nefaste che l’hanno vista, assieme alla vicina città di Cassino, protagonista della distruzione di quella che è stata unanimemente considerata la culla del monachesimo occidentale.
Lo spirito si fa più teso a recepire gli stimoli che questo posto così storicamente travagliato conserva intatti come al tempo di fondazione, avvenuta nel 529, ad opera di San Benedetto e della cui gloria è fatta testimonianza nell’affresco contenuto nella chiesa (Annigoni).
Messa in ginocchio dai bombardamenti alleati del 1944, la Basilica è stata ripristinata con nuovi affreschi, mentre parte del coro ligneo che fa da sfondo all’altare maggiore e l’urna con le spoglie mortali del santo fondatore e della gemella Santa Scolastica sono sopravvissuti.
La struttura a tre navate è di grande respiro con i suoi archi a tutto sesto e la volta a botte della navata maggiore; ha al suo interno undici cappelle, corrispondenti ai santi più venerati nel Lazio e molti affreschi novecenteschi di Piero Annigoni, compresi quelli che ornano la cupola ed i quattro montanti, quanti sono i voti monacali (castità, povertà, obbedienza, stabilità).
Sottoposta rispetto alla struttura principale e condotta da un corridoio stellato originale, la cripta cinquecentesca ha ricevuto salvezza dagli eventi bellici, così pure le cappelle (pur ripristinate) di San Mauro e San Placido che guardano alla cappella centrale ove riposano le statue dei santi Benedetto e Scolastica (mentre le reliquie sono conservate nell’altare maggiore della cattedrale).