Il castello di Riccia non ha una datazione sicura, ma un primo intervento sullo stesso si colloca nel 1285, a cavallo del periodo nel quale il paese molisano divenne feudo dei de Capua, angioini.
Nel tempo, nel XVI secolo il forte venne modificato ed aggiunte le torri difensive ed un fossato di cinta, divenendo una possente struttura che si innalzava sulla valle che si apre ai piedi di Riccia, in buona parte ancora oggi visitabile. Al castello si accedeva attraversando il ponte levatoio, che oltrepassava il fossato, adesso reso pieno. I locali abitativi del castello di Riccia, di cui rimangono solo alcune pareti, erano edificati sullo strapiombo, in posizione maggiormente tutelata dalla difesa naturale del sito.
La storia del fortilizio si ferma alle soglie del 1800, quando venne per parte distrutto dai moti popolari, dettati da secoli di iniquità subite dalla cittadinanza, ormai lunghi secoli. In seguito, il castello di Riccia non venne ripristinato sino ai tempi odierni, quando alcune opere di restauro hanno permesso la fruibilità del fortilizio, nel quale vengono organizzati piacevoli eventi. L’azione distruttiva fece salvi solo il mastio, il portale d’ingresso al castello e parti di murature. Una seconda torre è in visibile nei suoi resti, situata di fianco all’arco principale.
Sopravvive, dunque, la torre angioina, che oggi regna sulla veduta del borgo antico di Riccia, fiera benché solitaria. Alta all’incirca venti metri, ha una pianta circolare che nella parte superiore assume una sezione cilindrica ed in quella inferiore mostra una scarpa difensiva pronunciata. I beccatelli della torre sono ben conservati, donano fascino alla costruzione, che occupa la porzione alta della città e guarda la natura molisana che si estende attorno al torrente Succida. Internamente, il torrione si compone di tre ambienti, corrispondenti a tre camere su tre differenti livelli, accessibili tramite una scala, mentre sulle murature perimetrali si aprono caditoie e feritoie.