Palazzo Farnese, gemma pentagonale della Tuscia. Il fascinoso edificio dell’omonimo comune del viterbese, rappresenta uno dei capolavori dell’architettura italiana tra Quattrocento e Cinquecento. La sua storia e realizzazione sono strettamente legate alla famiglia Farnese ed in particolare al cardinale Alessandro Farnese il Giovane, che ne commissionò la significativa modificazione.
L’opera sorge in una porzione di Caprarola che permette di godere della vista del borgo antico, con un panorama tanto rigenerante, che si estende sulla Tuscia e sulle sue meraviglie naturali.
Palazzo Farnese, gemma pentagonale della Tuscia
L’edificio originario, una rocca fortificata progettata da Antonio da Sangallo il Giovane, fu concepito con una pianta pentagonale, tipica delle fortificazioni militari dell’epoca. Tuttavia, il cardinale Farnese, maggiormente interessato all’idea di una residenza che riflettesse il suo prestigio, affidò il progetto a Jacopo Barozzi da Vignola, che trasformò la fortezza in una sontuosa villa.
Il 1530 fu l’anno in cui venne dato il via ai lavori per la costruzione di una roccaforte dallo spiccato orientamento difensivo; dotata di bastioni eretti in corrispondenza dei cinque vertici della struttura, doveva essere in grado di sostenere qualunque attacco. Alcuni anni dopo, le opere furono interrotte poiché il committente, cardinale Alessandro Farnese, venne eletto papa con il nome di Paolo III. Fu il nipote di questi, in seguito, ad occuparsi del fabbricato, imponendo decisi mutamenti. Quello dei Farnese, casato di grande influenza, contava numerosi cardinali e fu titolare dei ducati di Castro e di Parma e Piacenza; l’esposizione ed il potere della famiglia portò ad infoltire nel tempo la cerchia dei nemici. Proprio le rivalità tra dinastie costituì il motivo per la ripresa delle attività sul cantiere di Palazzo Farnese.
Le inimicizie sbocciate in conflitto, la conduzione dei rapporti tra famiglie, la tendenza di Pier Luigi Farnese ad imporsi su territori altrui, suggerirono al figlio e nipote di Papa Paolo III, di trovare una più tranquilla dimora.
Riprendono i lavori
Alessandro Farnese il giovane, trasferitosi a Caprarola, diede incarico a Jacopo Barozzi da Vignola, conosciuto semplicemente come Il Vignola, di proseguire con i lavori sulla fortezza del nonno. Venticinque anni dopo, l’edificio fu investito da una rinnovata brezza e poté veleggiare verso il suo completamento. Il diverso indirizzo dato alla palazzina, non più votata alla difesa delle terre, quanto invece dettata dal bisogno di darsi un alloggio accogliente dallo stile riconoscibile, fu alla base del cambio di rotta rispetto al passato. Il risultato è un’incantevole quanto monumentale struttura di cinque piani, gentile negli elementi architettonici ed al contempo decisa nelle forme per via dei suoi bastioni.
All’interno della gemma pentagonale
Se il Palazzo Farnese, gemma pentagonale della Tuscia, all’esterno è ben chiara la fusione tra fortilizio e residenza nobiliare, l’interno è ben più votato all’ospitalità. Suddiviso nelle due ali estiva ed invernale, si sviluppa attorno ad un cortile circolare, al di sotto del quale vi sono i locali destinati, al tempo, alla servitù e l’area di stazionamento delle carrozze. A quest’ultima si accede mediante un ingresso centrale al cui fianco corrono le scalinate che portano ai piani residenziali.
Oltre alle cucine, nella parte interrata sono ricavati locali che consentivano la conservazione delle derrate e delle merci. L’anima più accogliente della magione è proprio il cortile con la sua fontana, articolato da due livelli di porticati, su cui affacciano le sale e che sono sorretti da altrettanti ordini di archi a tutto sesto. Particolarità degli archi, è quella di differenziarsi per lo stile delle colonne che li reggono, doriche e ioniche, a salire.
Il Manierismo del Vignola
Il manierismo del Vignola, nella ricerca di un concetto di bello che unisse le pregevolezze di più correnti architettoniche, ha saputo creare un incantevole somma di elementi, che inneggiano alla vita attorno ad una scalinata da meraviglia. La Scala regia, così ribattezzata per la maestosità che la contraddistingue, attraversa Palazzo Farnese e corre tra i piani attorno alle sue trenta colonne in peperino. Le tinte scure della roccia vulcanica danno risalto agli affreschi, di incredibile fascino artistico. Quelli che rendono amena la parte estiva sono opera di Taddeo Zuccari, mentre quella invernale gode delle arti dei pittori Giovanni De Vecchi, Jacopo Zanguidi e Raffaello Motta (noto come Raffaellino da Reggio).
Le sale di Palazzo Farnese
Il piano nobile incanta per le sue sale. Assieme alla Sala delle Guardie, superbamente dipinta, lo sguardo si perde tra gli affreschi della Sala dei Fasti farnesiani, a tema militare, e la Stanza delle Geografiche. Quest’ultima è quella che ha sconcertato (in positivo) chi scrive, per il dettaglio delle terre allora conosciute, descritte nel – quasi – planisfero e nelle carte riportate sulle pareti.
La Sala di Ercole, con la sua fontana e i disegni delicati, è dedicata all’omonimo eroe mitologico e riprende la leggendaria creazione del Lago di Vico. In ultimo, per non farsi mancare un pizzico di illusionismo da trompe-l’oeil, la Sala della Prospettiva, o di Giove, delizia per gli effetti di ulteriore profondità delle volumetrie dati dalle raffigurazioni.
Quel che fa di Palazzo Farnese la gemma pentagonale della Tuscia ed una delle più intriganti espressioni del manierismo, sono senz’altro le forme e la cura del dettaglio, che seducono lo sguardo, ma anche al di fuori si nascondono stuzzicanti curiosità.
Il borgo di Caprarola
Il borgo di Caprarola sfoggia, infatti, una via centrale che divide il tessuto urbano e risale verso Palazzo Farnese. Per raggiungere agevolmente la residenza nobiliare, infatti, la disposizione di parte del centro storico venne adattata per creare una via che fosse al contempo strada e veduta. La prospettiva della Via Dritta (via Filippo Nicolai), seicento metri circa di cammino, si affianca ad un partizionamento dell’abitato tale da creare quattro complessi. Un ulteriore complesso, il quinto, corona il disegno voluto da Alessandro Farnese e realizzato dal Vignola. Giunti in cima, dal palazzo si apprezza la vista della Tuscia e del Complesso di Santa Teresa.
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Foto: Michele Di Mauro

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