Cascate di San Fele, alla scoperta del rapporto tra uomo e natura ai piedi del Vulture. La Basilicata del Vulture è una terra dai toni verdeggianti che sorprendono, la natura, qui, è di intensa bellezza, quasi fiabesca. Le vedute paiono quelle descritte nei racconti più ispirati; vengono in mente “Il barone rampante” di Italo Calvino, la lettura giovanile scolastica per eccellenza, oppure ancora taluni romanzi di Salgari, pur nella differenza di ambientazione. In questo scenico fondale si collocano le Cascate di San Fele, luogo riconciliante che vale bene di essere vissuto a pieno almeno una volta.
Le Cascate di San Fele
Nel cuore del Parco naturale regionale del Vulture, che porta il nome di quel massiccio dalle forme austere che un tempo fu un vulcano di oltre milletrecento metri di altezza, acque cristalline del fiume Bradano si tuffano leggiadre noncuranti della forza di gravità. Giunti nei pressi delle Cascate di San Fele, lo scroscio accoglie come un brusio di sottofondo, simile a quello che si sente prima di entrare in un locale affollato; a cospetto della prima cascata – quale sia dipende dal senso in cui si percorre e da quale sia il sentiero interno all’area scelto – lo scroscio è ben chiaro, costringe a liberarsi dei pensieri e dedicarsi a quest’angolo di vera natura. I tragitti, infatti, sono diversi e variano per lunghezza.
Così, il Fosso d’Anna e l’U Urtone misurano circa un chilometro e dovrebbero durare all’incirca un’oretta. Ce ne sono di minori, come quelli denominati Le Gemelle e Il Paradiso. Rispettivamente, sono caratterizzati dalle due cascatelle formate da Bradano ed Acquafresca, e da una più rilassante cammino affiancati dall’acqua che in lentezza copre la sua distanza. Il Ponte, sentiero escursionistico che parte dall’abitato di San Fele, si percorre in alcune ore e porta ad immergersi nel paesaggio verde del potentino per oltre quattro chilometri.
Vulture da scoprire
L’aspetto pacifico del Bradano rende questa porzione di Vulture molto apprezzata non solo per la vista scenica della rigogliosa distesa arborea che dal fiume trae la vita, quanto anche per la pacifica traversata dell’acqua. Qui U Uattaniere, la gualchiera nel dialetto locale, come pure vengono chiamate le Cascate di San Fele, si articolano in alcuni tuffi fragorosi che l’acqua compie infrangendosi sul terreno che ha contribuito a scavare nei secoli. Un buon freno ai ritmi del quotidiano, dunque.
Uomo e Natura ai piedi del Vulture
Le personali visite sul Vulture hanno prodotto un quadro piuttosto semplice, quello di un luogo da scoprire, capace di alimentare lo spirito e rendere più completo il rapporto dell’uomo con la natura, a partire dai borghi che sono sorti secoli or sono tra le sue terre.
San Fele
Il borgo di San Fele è incastonato, come un gioiello, tra le vette del massiccio del Vulture, a quasi novecento metri di altitudine. La sua storia ha inizio nel X secolo, quando il tessuto urbano del paese si sviluppò arroccato tra i monti e al sicuro dalle scorribande nemiche.
Il nome del paese deriva, secondo quanto ritenuto, da Santo Felice, e non si stenta a crederlo: San Fele è senza dubbio un luogo che dona serenità. Nell’ameno territorio potentino, difatti, attorno al XII secolo fu eretto un luogo di culto che ancora oggi è meta di pellegrinaggio e di escursionismo, la Badia di Santa Maria di Pierno. Il complesso monastico sulle pendici dell’omonimo monte, dove la natura del Vulture digrada verso la vallata, assicurando una vista rigenerante.
Il Parco naturale regionale del Vulture
L’importanza della civile convivenza tra uomo e natura è il tassello principale dell’incantevole esperienza che è la visita delle Cascate di San Fele e del borgo basilicatese. L’attenzione verso la preservazione delle pregevolezze naturalistiche ha portato all’istituzione del Parco naturale regionale del Vulture, sul finire degli anni Duemiladieci. L’area protetta è sede di un ecosistema unico, di spiccata fertilità per la sua ricchezza di minerali; il suolo vulcanico, infatti, è prezioso per le colture e rappresenta un’oasi di biodiversità da salvaguardare.
Uomo e Natura, parte I – Diario di Viaggio
“La mia prima visita alle Cascate di San Fele la devo ad una gita fuoriporta con l’amica e collega Tatiana, che in un Lunedì dell’Angelo di alcuni anni fa raccolse l’idea di andare a visitare questo luogo naturalistico che appariva tanto nordico in fotografia. Ogni qualvolta mi reco in un luogo dove l’uomo si lega indissolubilmente alla natura, inizio ad interrogarmi sulla profondità del rapporto.
Ciò avviene in special modo quando la meta è montana. Spesso le aspre vette ed il loro clima sono difficili da affrontare quotidianamente, eppure la vita in queste zone ha caratteri di più intensa connessione tra uomo e natura. Così, salgono in mente alcuni passi di Walden ovvero Vita nei boschi, libro di Thoreau, che lessi alcuni anni fa e che mi ha portato a mutare la prospettiva. Nella foresta, diceva, posso essere me stesso, al netto di sguardi che possono indurre a conformarsi alle regole troppo spesso non comprese (e delle quali si apprezza poco il senso), che allontanano dall’indole umana.
L’articolo su Secret Village. Cascate di San Fele, Uomo e Natura ai piedi del Vulture
“L’occasione odierna è quella della scrittura di un articolo (Cascate di San Fele, Uomo e Natura ai piedi del Vulture) su Secret Village che scriverò a breve sulle Cascate di San Fele; tornando alle fotografie dell’area, mi interrogo sul binomio uomo-natura.“. L’articolo dell’autore sul BLOG.
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Foto di Michele Di Mauro