Abbazia di Montecassino, la fenice del frusinate. La natura rigogliosa del Lazio è un corollario d’effetto per un luogo che nel tempo è divenuto il simbolo non solo di una intensa fede, quanto anche della capacità di risollevarsi. Il complesso cassinese è una testimonianza forte dell’Italia dopo le nefaste vicende belliche tra anni Trenta e Quaranta del Novecento. Culla del monachesimo benedettino, rappresenta ad oggi una delle maggiormente riuscite sintesi tra architettura, spiritualità e natura.
Abbazia di Montecassino, la fenice del Frusinate – la storia
Immersa nelle terre verdi della provincia di Frosinone, l’Abbazia di Montecassino fu fondata nel 529 da San Benedetto da Norcia, dopo l’esperienza sublacense. A Subiaco, in un primo momento visse l’eremitismo, consacrandosi alla preghiera. Dopo tre anni ed una breve parentesi a Vicovaro, si stabilì nuovamente a Subiaco, dove si dedicò alla predicazione, fondando i tredici monasteri. Un tentativo di uccisione, subito nel secondo quarto del VI secolo fu l’impulso per una nuova partenza.
Insediatosi, sul colle che guarda la Valle del Liri, lì dove preesisteva un tempio pagano, sorse la prima incarnazione dell’Abbazia di Montecassino, la fenice del frusinate. Nel 534, la costruzione collinare fu la culla del noto complesso di regole che San Benedetto scrisse, giunto ai tempi odierni.
La Regola benedettina
La Regola benedettina è il testo fondamentale dell’Ordine di San Benedetto, che i monaci che vi obbediscono devono onorare. E’ uno degli scritti più antichi e si ispira ad alcune regolamentazioni precedenti, che posero la base per quella del religioso nursino. La Sancta Regula si articola attorno ai precetti della preghiera, del lavoro e della vita comunitaria, secondo un ideale di condivisione e stabilità.
Dal Medioevo all’Età contemporanea
La storia del cenobio narra di una prima distruzione già durante la dominazione longobarda delle terre laziali, dopo nemmeno cinquant’anni dalla costruzione. Nel 577, stando all’Historia Langobardorum, le truppe al soldo del duca Zottone, costrinse i monaci ad una celere fuga. Non solo la comunità dovette trasferirsi a Roma, ma anche le spoglie di San Benedetto vennero traslate.
La prima ricostruzione si deve al santo bresciano Petronace di Montecassino, che, allora abate, ripristinò il complesso e lo ripopolò. Erano gli inizi del VIII secolo e sul finire del successivo l’Abbazia di Montecassino subì un nuovo, triste evento di devastazione. Le forze saracene, nelle loro incursioni, demolirono il fabbricato, che rivide la luce solo nella metà del X secolo. Il Medioevo fu un periodo di splendore per il centro religioso. L’abbazia si affermò per l’attività instancabile degli abati, che diedero lustro agli archivi ed alle scuole di produzione scritta e di miniature. Questo permise a molti testi antichi di essere tramandati ed alla biblioteca di prosperare creando un riferimento culturale oltre che religioso.
Il Trecento fu il secolo del violento terremoto appenninico; nel 1349 il sisma minò profondamente gli edifici, che ancora una volta andarono incontro ad una ricostruzione. L’occasione, ad ogni modo, fu propizia e diede nuova linfa agli stabili, arricchendone il patrimonio artistico.
La fenice del frusinate, la Battaglia di Cassino
Durante una visita di qualche anno fa appuntai due righe sul fido taccuino, intenzionato a fissare le impressioni che si fecero largo tra i pensieri. “Aggirarsi per l’Abbazia di San Benedetto coglie un’istanza remota, quella di connettersi alla storia dei luoghi, di stabilire un legame con un’epoca o con un periodo, un avvenimento che non si è vissuto, ma che in qualche modo si sente dentro. Nonostante l’aura di serenità e il viavai rassicurante, si percepisce quasi l’eco delle deflagrazioni, quasi che l’aria sia impregnata delle risonanze di un passato triste. Un bombardamento fa un rumore assordante e poi si tace, sono i resti a gridare per l’eternità. Eppure, qui il grido si mescola ad un vocio di ricostruzione.”.
La battaglia di Cassino lo scorso anno ha spento la sua ottantesima candelina. Il bombardamento rappresentò uno dei momenti più aspri degli ultimi conflitti in Italia e rase al suolo il complesso abbaziale. La presenza della struttura a cavallo della linea Gustav, quale ingresso della vallata formata dal fiume Liri, portarono a ritenere che Montecassino potesse essere presidio tedesco. L’offensiva alleata, le macerie, l’importanza del monastero benedettino, diedero nuovo motivo per la ricostruzione. In un clima di restauro postbellico, i corpi di fabbrica, i chiostri e la Basilica di San Benedetto Abate in Montecassino furono affidati alle cure delle Istituzioni. Tutta la Zona della Battaglia di Cassino, parte della terra di San Benedetto, per mezzo dell’ERICAS, l’Ente per la Ricostruzione del Cassinate, tornò alla vita. L’articolo continua QUI.
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