Abbazia di Montecassino, i chiostri e la Cattedrale. Il complesso del famoso colle cassinese, in Lazio, è in splendida forma, la ricostruzione ne ha rinvigorito lo spirito. La sua storia, interrotta oltre ottant’anni fa dai bombardamenti che ne prostrarono le membra, continua oggi in un rinnovato splendore. Immergersi nella realtà dell’Abbazia di Montecassino è rinverdire il rapporto con alcune tra le architetture più belle della Penisola, avvolte in una natura che ne valorizza le forme. Lo scorso articolo ha introdotto questo luogo incantevole, tra storia dei fasti e della capitolazione sotto i raid aerei della seconda guerra mondiale. Nel presente, il monastero di Cassino, i chiostri e la Cattedrale ci svelano le loro meraviglie.
Abbazia di Montecassino, i chiostri e la Cattedrale
“Aggirarsi per l’Abbazia di San Benedetto coglie un’istanza remota, quella di connettersi alla storia dei luoghi, di stabilire un legame con un’epoca o con un periodo, un avvenimento che non si è vissuto, ma che in qualche modo si sente dentro. Nonostante l’aura di serenità e il viavai rassicurante, si percepisce quasi l’eco delle deflagrazioni, quasi che l’aria sia impregnata delle risonanze di un passato triste.
Un bombardamento fa un rumore assordante e poi si tace, sono i resti a gridare per l’eternità. Eppure, qui il grido si mescola ad un vocio di ricostruzione.”.
Questo era l’appunto del taccuino di viaggio di chi vi scrive, un misto tra appuntamento con la storia ed emozione per la rinascita del complesso.
I Chiostri
Il contesto unisce sacralità e architettura, in un itinerario che si apprezza sin dal Chiostro d’Ingresso e che prosegue verso quello del Bramante e dei Benefattori. Da qui, la scalinata porta alla Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Benedetto Abate.
Chiostro d’Ingresso
I rifacimenti hanno permesso di conservare l’impianto originario, contraddistinto da una sobrietà che ne enfatizza la funzione di transito verso gli ambienti monastici. La semplicità si sposa bene con il suo ruolo di passaggio tra ambiente esterno e comunità del monastero.
Il Chiostro Meridionale, come pure è noto, storicamente accoglieva un tempio dedicato al dio Apollo; a metà del Novecento, lo spazio è stato arricchito con una importante scultura che ritrae la Morte di san Benedetto. L’opera bronzea si deve ad Attilio Selva, e la sua presenza a Montecassino, allo statista tedesco Konrad Adenauer, al tempo cancelliere della Germania.
Chiostro Bramantesco
L’opera di ripristino ha premiato il Chiostro Bramantesco, nel quale si possono osservare numerose porzioni di quello che era in origine. Realizzato durante il Cinquecento, il suo aspetto rispecchia l’arte rinascimentale e ne testimonia la cultura. Il nome si deve a Donato Bramante, architetto marchigiano tra i più prolifici del Rinascimento. Alla sua dipartita, lasciò il progetto del chiostro, a lui dedicato, ma completato da altri suoi contemporanei.
Il susseguirsi degli archi a tutto sesto dona un senso di continuità, mentre le tinte chiare danno risalto alle linee raffinate della costruzione. Gli affreschi, realizzati al di sotto delle volte, non sono sopravvissuti alle vicende belliche, perdendosi nel tempo anche le opere del pittore Giorgio Vasari. Gli stessi, appartenevano ad un ciclo che narrava la vita di San Benedetto da Norcia, fondatore del monastero di Montecassino. La cisterna centrale mostra ancora la trabeazione originaria, sebbene rimessa in sesto, come pure risalente al tempo è la statua benedettina. Quest’ultima prende posto dinanzi alla scalinata, raffigurando il santo nursino con il peculiare bastone abbaziale. Lateralmente, e sempre ai piedi delle scale, si innalza la statua di Santa Scolastica, sorella di San Benedetto. Dal chiostro, anche conosciuto come Chiostro di Sant’Anna, si gode la vista panoramica sulla Valle del Liri, dominata dall’ampia balconata.
Chiostro dei Benefattori
Il Chiostro del Bramante introduce al Chiostro dei Benefattori, la cui progettazione si ritiene esser stata curata da Antonio da Sangallo figlio, detto “il Giovane”. Al di sotto delle arcate, ed è questo ciò che caratterizza gli spazi, si collocano le statue che ritraggono sovrani, papi e benefattori.
Abbazia di Montecassino, i chiostri e la Cattedrale
Alla chiesa abbaziale si giunge dal Chiostro dei Benefattori; la cattedrale di Montecassino si impone alla vista con la sua facciata chiara in pietra, articolata nei suoi due ordini. L’ampia finestratura della porzione superiore crea movimento sul prospetto e dona luce all’interno.
La Cattedrale di San Benedetto Abate in Montecassino
L’impianto originario della Cattedrale di San Benedetto Abate in Montecassino risale al 529, anno in cui fu eretta la prima chiesa di San Martino. Opera di San Benedetto da Norcia, sorgeva su di un antico tempio pagano. Nei secoli che seguirono alla fondazione del complesso abbaziale, l’intensa opera di scrittura e preservazione di testi classici e religiosi resero Montecassino luogo di fioritura intellettuale. Centro di cultura del frusinate, conobbe un’importante prosperità, intervallata da saccheggi e distruzioni, da cui seppe risollevarsi. Se già Longobardi e Saraceni, nei secoli VII e IX, portarono devastazione e saccheggio, un’ulteriore prova attendeva l’abbazia nel Novecento.
L’interno
L’attuale conformazione della chiesa di Santa Maria Assunta e San Benedetto Abate, così, è quella della ricostruzione post-bellica. La solennità degli spazi si avverte nell’ampiezza degli stessi e nella cura del particolare. Il luogo appare, agli occhi di chi scrive, come un monumento alla spiritualità, oltre che un ambiente dove questa si pratica. L’ampia concessione al decoro non sminuisce il valore religioso, respirandosi una gradevole aria di raccoglimento.
Il largo uso di marmi policromi aggiunge fascino, senza sottrarre profondità interiore, così come le cappelle che uniscono prestigio e spessore artistico. Queste, infatti, presentano altari di aspetto prospero di dettaglio e tele pregevolmente dipinte.
Gli affreschi
Con gli occhi al cielo, la navata centrale delle tre in cui è diviso l’interno si lascia ammirare per la sua volta a botte, affrescata e con lunette. Le scene dell’esistenza di San Benedetto da Norcia e dell’abbazia sono raccontate sul sopraccielo, e gli ornamenti della cupola stregano lo sguardo.
Il transetto compone la croce latina alla quale si rifà la pianta della cattedrale, mentre la navata principale si conclude con l’abside. L’elemento architettonico, che contiene il coro in legno del XVII secolo, è anch’esso affrescato. Qui albergava, alle spalle dell’altare maggiore, l’organo seicentesco dalla cassa lignea, sostituito da un più recente Mascioni novecentesco. Alcuni dei dipinti di maggiore impatto scenico impreziosiscono il presbiterio, con quattro rappresentazioni delle altrettante consacrazioni della basilica benedettina. Queste, ad opera di Sergio Favotto, riprendono quelle dei papi Zaccaria, Alessandro II, Benedetto XIII e Paolo VI (in ultimo, nel 1964).
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